La distruzione delle intercettazioni

Rosangela Ficocelli

Da più di un anno, ormai, la riforma delle intercettazioni infiamma il dibattito politico e non solo.

Dopo essere passata in secondo piano a causa della legge sul processo breve oggi il ddl sulle intercettazioni è tornato al Senato per essere discusso, però, con un importante passo indietro del Governo rispetto all’originario progetto. Sembra, infatti, probabile il ritorno, nel testo che la maggioranza di centrodestra si accinge ad approvare, della dicitura “gravi indizi di reato” quale presupposto necessario per l’attivazione delle intercettazioni al posto degli “evidenti indizi di colpevolezza”.

Tuttavia i problemi non sono assolutamente risolti in quanto, rimane invariato nel testo, che quasi certamente il Senato approverà, il fatto che a disporre le intercettazioni non sarà più il G.I.P., bensì, il Tribunale in composizione collegiale del capoluogo del distretto. Ciò significa che mentre con l’attuale disciplina basta un solo giudice dopo la riforma ne saranno necessari tre, con l’aggravante dell’aumento in modo esponenziale delle fughe di notizie dovute al trasferimento da un Tribunale all’altro di fascicoli e dell’enorme spreco di tempo che questo comporta. Dov’è il diritto alla privacy che il Governo Berlusconi dice di voler tutelare? Ed è davvero questo il modo di difenderlo? Io non credo, anzi in questo modo si arriva solo al  paradosso che dopo l’approvazione della legge per i magistrati sarà più facile disporre la custodia cautelare in carcere che come tutti sanno comporta un periodo di privazione della libertà personale e non un’intercettazione.

Altro punto importante della riforma riguarda il diritto di cronaca. Nel testo licenziato dalla commissione si evince, infatti, che  i media non potranno pubblicare non solo le intercettazioni ordinate e raccolte dai p.m. che conducono le inchieste ma neppure il contenuto degli atti, con l’eccezione delle richieste e delle ordinanze di custodia cautelare, fino all’Udienza preliminare, con multe fino ad € 64.000,00 per gli editori che dovessero violarlo, senza ancora meglio precisare che cosa accadrà ai giornalisti, alla faccia del diritto di cronaca tutelato dalla Costituzione. Sembra, però, che la maggioranza voglia concedere l’opportunità di pubblicare le intercettazioni in forma riassuntiva sempre, però, fino all’udienza preliminare. Questo, tuttavia, non cambia la sostanza delle cose cioè: riusciremo più ad essere bene informati di quello che accade? Ne dubito.

È in ogni caso  indiscutibile la necessità di una riforma seria della disciplina attualmente in vigore. Ebbene a mio modesto avviso sarebbe stato più giusto pensare ad un irrigidimento delle norme sull’accesso agli atti delle intercettazioni e quelle sulla loro distruzione che forse avrebbero potuto evitare un uso distorto delle intercettazioni e non ad uno svuotamento di questo strumento fondamentale per le indagini ed alla violazione del diritto di cronaca come invece, il Governo sta facendo. Mentre, le opposizioni preannunciano una dura battaglia dopo l’allontanamento dell’ipotesi della fiducia, e addirittura il Leader dell’IDV  pensa in caso di approvazione del testo della legge così com’è a raccogliere le firme per il referendum è polemica anche tra i magistrati e i giornalisti che si vedrebbero privati, in tal caso, della possibilità di fare il loro dovere. Staremo a vedere quello che succederà mi auguro solo che il nostro sistema giustizia già gravemente compromesso non subisca ulteriori danni. I miracoli si sa possono accadere.

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